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Buonasera, se nel complesso suo figlio è un bambino sereno e sano, non mi preoccuperei. La paura del buio e gli incubi notturni rappresentano una fase normale dello sviluppo infantile legata alla consapevolezza di una maggiore autonomia dai genitori, all’ansia per il distacco dalle figure genitoriali, all’ingresso alla scuola materna, all’incontro con nuove figure di riferimento (maestre d’asilo).
Paola ChiesaModeratoreCara Lucrezia, sono certa che la terapia psicologica associata alla “terapia fisica” aiuti i ragazzi a ritrovare fiducia in se stessi, a costruirsi un “nucleo” forte, rendendoli più consapevoli del proprio io mentale e del proprio io corporeo. Scrivimi in privato, nel frattempo cerco di trovare un centro serio dove Jacopo possa imparare il Krav Maga.
Paola ChiesaModeratoreCara Elena, quest’età si contraddistingue per la forte crescita intellettuale, per la prima comprensione del mondo e delle sue regole e capita che i bambini contestino le regole stabilite dagli adulti. E’ un modo per capire quanto siano importanti le suddette regole e quanto siano coerenti i genitori nella necessità di farle rispettare. E’ importante fissare dei limiti, ma anche essere comprensivi e spiegare sempre con chiarezza le proprie posizioni. Al tempo stesso è necessario cominciare a responsabilizzare i nostri figli e a renderli consapevoli dell’importanza di rispettare i suddetti limiti.
Paola ChiesaModeratoreCarissimo Nino sicuramente un intervento psicoterapeutico è fondamentale, nella maggior parte dei casi però è necessaria anche una cura farmacologica e quindi si deve ricorrere anche ad un consulto psichiatrico.
Paola ChiesaModeratoreCaro Carlo molto dipende dalla tempestività con la quale è fatta la diagnosi, infatti tanto prima viene diagnosticato il problema, tanto prima si interviene con un trattamento riabilitativo come logopedia, psicomotricità….La diagnosi permette di non far incancrenire la situazione creando anche disturbi psicologici quali ansia da prestazione, bassa autostima, stress, isolamento, depressione. Nei casi nei quali il disturbo è molto lieve succede altresì che con la crescita tenda a compensarsi naturalmente, ma non dimentichiamo che ogni caso è unico e va preso affrontato nella sua particolarità.
Paola ChiesaModeratoreCaro Luca, la familiarità con i DSA non è sempre accertata. Tali disturbi possono essere ereditari, ma non è così per tutti i casi. A volte si riscontrano casi di dislessia in famiglie nelle quali non si era mai manifestato prima il problema. Cionondimeno non si può negare la componente genetica del disturbo.
Paola ChiesaModeratoreCara Sabina, mi dispiace ma non è detto che sia così scontato. Anche i bambini che soffrono di discalculia possono imparare le tabelline. Se noti che Andrea ha difficoltà con la matematica, si stanca facilmente e non ottiene risultati commisurati ai suoi sforzi, una valutazione neuropsicologica può fugare ogni dubbio.
Paola ChiesaModeratoreCara Euridice, il percorso terapeutico si differenzia essenzialmente per “ciò” che il soggetto deve imparare a gestire: il bullo deve imparare a gestire la rabbia e a rispettare gli altri, la vittima deve acquisire sicurezza in se stessa e superare le offese subite. Con i bulli si lavora innanzitutto sulla presa di coscienza del mondo delle emozioni e delle proprie azioni. Con le vittime il percorso terapeutico parte dalla costruzione dell’autostima passando per la ricostruzione di un rapporto di fiducia verso i coetanei e gli adulti. In entrambi i casi la famiglia e la scuola sono parte essenziale del percorso di “guarigione”.
Paola ChiesaModeratoreIl bullismo può essere definito come un “abuso fra pari”. Si tratta di una relazione tra coetanei definita da potere, controllo e violenza. Uno o più ragazzi esercitano azioni persecutorie ripetitive sulla loro vittima, che spesso subisce senza riuscire a difendersi. La persecuzione può essere di carattere fisico o psicologico ed emotivo. Spero di esserle stata utile.
Paola ChiesaModeratoreCara Sara, è importante che tu riesca a riappropriarti della tua vera identità, della stima e dell’amore per te stessa, ma il cammino che devi intraprendere per raggiungere questo risultato, è lungo e difficile. Devi rivolgerti ad un centro specializzato che si faccia carico a 360 ° della tua situazione. Rivolgiti quanto prima alla Asl di zona o al tuo medico di famiglia o se vuoi posso consigliarti lo studio più adatto a risolvere i tuoi problemi. Fammi sapere come intendi procedere. Non aspettare ancora, prenditi cura di te stessa, un passo alla volta e vedrai che cambiare è possibile.
Paola ChiesaModeratoreCara Elena,
il disagio che stai vivendo non deve essere sottovalutato. Ti consiglio di prendere contatto con uno psicologo e di cominciare quanto prima una terapia che tenga in considerazione anche i problemi di salute che possono insorgere a causa di uno scorretto comportamento alimentare. Non esitare a contattarmi anche privatamente per approfondire il discorso.Paola ChiesaModeratoreCaro Igor per gli adulti si possono utilizzare strategie e strumenti ad hoc, soprattutto ausili informatici, per agevolare lavoro e studio.
Paola ChiesaModeratoreCara Susy per questo tipo di diagnosi puoi rivolgerti alla tua Asl o ad un privato. Sia ad un neuropsichiatra sia ad uno psicologo convenzionato o accreditato.
Paola ChiesaModeratoreCaro Aldo, non devi scoraggiarti, comunicare con un figlio adolescente è difficile per tutti. Innanzitutto devi capire che Ettore non è più il “tuo bambino” sta cambiando, sta cercando la sua strada e per farlo ha bisogno di prendere le distanze non solo da te e da tua moglie, ma soprattutto da quello che rappresentate. La sfida è insita al percorso di crescita, così come la ricerca di indipendenza. Questo non significa che non abbia più bisogno di voi, solo dovete trovare un nuovo piano di comunicazione. Giocate sull’ascolto empatico, non fategli domande chiuse alle quali può rispondere semplicemente con un sì o con un no, interessatevi alla sua vita in generale, ai suoi hobby, ai suoi gusti, alle sue opinioni. Rispettate i suoi tempi e i suoi spazi, facendogli sentire che comunque siete sempre lì per lui.
Paola ChiesaModeratoreCara Ida, per i bimbi piccoli mordere è un gesto naturale, attraverso la bocca imparano a conoscere l’ambiente. Crescendo però diventa un segno di frustrazione e rabbia, che sostituisce le parole in un periodo nel quale ancora non si domina il linguaggio. Entro i 18 mesi/ 2 anni dovrebbe gradualmente smettere. Tu comunque devi insistere nel fargli capire che non si morde, perché fa male. Nel caso la manifestazione non scomparisse, devi cercare di capire perché lo fa.
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